LA MIA VITA E LA MIA FEDE

 

  1° parte

La fede, ne sono certo, mi è stata data da mia mamma quando mi trovavo ancora nel suo grembo.

Nella mia adolescenza fu da lei consolidata con l'insegnamento delle preghiere.

Ricordo bene, mi faceva recitare le preghiere del mattino e della sera assieme a lei.

Questo sino a cinque anni. Dopo dovevo recitarle da solo, e, se mi dimenticavo, mi riprendeva in modo materno.

A sei anni il rev. Parroco ha incominciato a farci il catechismo, ossia lo studio della dottrina cristiana. Consisteva nellimparare a memoria le risposte alle domande scritte.

In quell'anno venne il vescovo Guido Maria Conforti in visita pastorale a dare il sacramento della Cresima.

Il rev. Parroco gli parlo di me, se fosse stato possibile cresimarmi anche se avevo solo sei anni. Dopo alcune domande  che il Vescovo mi fece, trovandomi preparato, conferì anche a me il sacramento della Cresima.

Finite le elementari, i miei genitori mi mandarono in collegio dai salesiani, dove ebbi tanti buoni insegnamenti che ancora oggi metto in pratica.

A 15 anni mi sono iscritto al circolo cattolico della mia parrocchia nativa ossia a Berceto (PR) dove c'è il santuario della Madonna delle Grazie, dopo facevo parte dell'azione cattolica sempre al paese nativo.

L'aiuto più forte dalla mia fede lho avuto quando per ragione di lavoro, a 24 anni, sono venuto a Torino.

Lasciare la mia famiglia è stato un distacco così forte che solo la fede mi ha dato la forza di superare.

Il secondo periodo è stato quando con le gioie nell'animo stava per nascere nostro figlio: appena sfiorato questo mondo, rigenerato dal battesimo, il Signore lo ha voluto in Paradiso.

In questa circostanza solo la vera fede ti salva dalla disperazione.

 

2° parte

Il mio lavoro, appena arrivato a Torino, era in nero; lavoravo in una osteria (ristorante) in via XX Settembre 45.

Il locale era  situato in uno scantinato sotto la Chiesa dei Padri della congregazione missioni S Vincenzo de Paoli.

Incominciavo alle 8,30, faticavo fino a mezzanotte, dal lunedì al sabato senza interruzioni perché anche quando si mangiava si doveva interrompere per servire il cliente.

La Domenica incominciavo a lavorare alle 7,00 del mattino sino all'una, dopo si pranzava e, fatte le dovute pulizie, ero libero.

Quando potevo, andavo alla santa Messa alle 6,00 del mattino alla Consolata, altrimenti facevo una visita alla Chiesa della Visitazione. I padri mi conoscevano e a loro spiegavo la mia condizione. Loro mi rincuoravano dicendo “ di offrire il mio sacrificio di lavoro tutti i giorni al Signore, Lui mi capiva e mi aiutava.” Questo mi dava gioia e serenità.

 

3° parte

Quando sono venuto a Torino, correva l'anno 1950. Per avere la residenza provvisoria, doveva esserci una persona che si prendeva la responsabilità. Questa era una mia zia che abitava in via Romagnano 118 (parrocchia Madonna della Divina Provvidenza).

Io, come ho detto, lavoravo in nero. Dopo circa un anno, arriva da mia zia (dove avevo la residenza e lei garantiva per me) l'avviso di presentarmi in questura per accertamenti.

Mi riceve un maresciallo e mi chiede il motivo che da circa un anno risiedevo a provvisoriamente a Torino.

Io risposi: “Maresciallo, lei mi comprende,  se fossi a San Remo e non a Torino potrei dirle che sono venuto per cambiare aria, ma a Torino sono venuto per sistemarmi nel lavoro; certo tre anni per poter avere il libretto di lavoro sono lunghi da passare”.

Il maresciallo mi guarda seriamente e mi dice “come fai a vivere?” Io gli rispondo serenamente: “faccio qualche lavoro da persone private e alla sera lavoro due ore in una osteria, lavo le bottiglie e, come paga, mi offrono la cena che consumo da loro”.

Maresciallo,  ho forse dato disturbo alla società dove vivo? No - mi risponde - mi faccia solo un favore, e mi risponda con lealtà come ha fatto sinora. Dove lava le bottiglie e cena, lo assumerebbero anche con i libretti? Si - gli rispondo. E lui: mi mandi questo signore.

Vado al lavoro, ero in ritardo e spiego il motivo al mio principale e gli dico che il maresciallo di questura lo attende.

Lui parte subito dicendomi che mi sono messo nei guai. Dopo un ora, ritorna ed era giulivo.

“Sei stato sincero, il maresciallo ti premia. Vai al tuo comune, posso assumerti come sorvegliante diurno e notturno, questa è la tua qualifica che devi far mettere sul tuo libretto di lavoro.

Nel 1952 mi sono sposato e fino al 1956 ho sempre lavorato nello stesso posto, con lo stesso datore di lavoro.

Nel 1956 vende l'osteria e mi dice: “è ora che ti metta in proprio, io ti aiuto in tutto ciò che ti serve”

Parlo della cosa con mia moglie. Prendiamo un negozietto di alimentari a Orbassano, lo abbiamo tenuto fino a luglio del 1960.

Lo stesso  genere di negozio ma a Torino in via Exilles n 45 (parrocchia Divina Provvidenza) dove sono stato per 27 anni.

 

Riflessioni

Sono venuto a Torino nel 1950 (parrocchia Madonna Divina Provvidenza). Dieci anni dopo, caso strano ma vero, dimoravo nella stessa parrocchia.

Sono certo, quando mi ritirerò dal lavoro, faro volontariato nella mia parrocchia perché la fede e la Divina Provvidenza mi accompagnino sempre.

Cosi ho fatto. Nel 1987 ho venduto il negozio, ho cominciato il mio lavoro di volontariato, aiutando a pulire la Chiesa e altri lavori.

Nel mese di luglio, ho cominciato, su invito di don Enrico, a dare un aiuto in Chiesa e il mese di Agosto lho passato al mattino in ufficio con lui.

Monsignor Enriore mi dava sempre buoni consigli che mi esortavano a continuare.

Così a settembre 1987, mi manda in aiuto a Carlo Toniolo e altri della parrocchia di Santa Maria Goretti, al centro di assistenza dei senza fissa dimora. Quello per me è stato un servizio di vero volontariato. Ci si incontrava il martedì e il venerdì di ogni settimana. Li ho conosciuto l'allora vice parroco don Silvio, che dopo breve tempo andò in missione in Brasile.

Venne don Mario e con lui aumentarono anche i nostri impegni, dando loro la colazione, vestiti e medicinali.

Nel 1993, il nuovo parroco don Osvaldo aveva bisogno dei locali per studio e accoglienza, cosi si è sciolto il centro per senza fissa dimora e sono tornato nella mia parrocchia.

Tuttora continuo a dare un aiuto. Certo posso fare poco, data l'età, come lavoro manuale, ma dove posso, faccio il lavoro con tutto il cuore.

Mi dà gioia vedere la chiesa in ordine, altare e paramenti puliti e con l'aiuto di brave parrocchiane, cerchiamo di fare del nostro meglio.

Prego la Madonna e la venero con tutta l'anima di poter servire con tanto amore il mio prossimo.

 

Torino, 28 ottobre 2011                                                                  Gigi Lucchi